Hanno messo la nostra vita nel freezer, da un giorno all’altro come una festa a sorpresa che non solo non ci aspettavamo, ma non volevamo.
L’hanno messa di forza nel cassettone tra i Sofficini che non ricordavamo di aver comprato e i Pisellini Primavera “che non si sa mai”, in uno spazio gelido e angusto dove credevamo non sarebbe entrata mai.
Invece eccola lì, senza protezione a circondarsi di ghiaccio che cresce giorno dopo giorno occupando gli spazi vuoti mentre noi impastiamo il pane – a volte col lievito, altre volte senza – e ogni tanto apriamo lo sportello per controllare la situazione.
La nostra vita è viva nonostante il gelo, è ancora lì ad aspettarci, spettatrice immobile del nostro ciondolare per casa, del gridare fortissimo – ma solo dentro – mi manchi, mi manchi, mi manchi.
Del suo stato originario ha un vago odore, un odore di freezer misto a qualcosa che è stato magnifico ma che oggi non si riconosce bene, unito all’attesa e a quella bizzarra paura di non sa più nemmeno che cosa.
Qualcuno dice che a breve potremo lasciare le nostre case. Potremo uscire così come siamo in pigiama o dovremo prima darci una lavata, scongelare la vita?
La scongeleremo piano piano, estraendola 24 ore prima del consumo, a riposare a temperatura ambiente? Oppure saremo violenti, sotto l’acqua del rubinetto, schizzando tutto?
Potremo oppure lasciarla un po’ al sole, fare formare una pozza e chiamarla mare, andarci in vacanza, fingere che non sia successo niente.
Esiste anche l’opzione microonde, con la vita pesata male e stritolata dalla funzione defrost, inesorabilmente e orribilmente cotta alle estremità e ghiacciata nel cuore.
Ma soprattutto, quando sarà scongelata, avrà ancora l’aspetto e l’impeto di un tempo? La sua civettuola frenesia? Sarà una vita annacquata o ancora fragrante, come quel pane che abbiamo imparato a impastare?
Anche in questo caso non ne sappiamo niente, sappiamo solo che il bello della vita è che va sempre avanti, perdendo pezzi, mutando, a volte facendo schifo, altre brillando, ma non torna indietro mai.
L’unico dubbio è: questa vita scongelata, sarà destinata a tornare nel freezer? Sofficini e Pisellini Primavera giurano di no, non si può fare.
I fatti, purtroppo, sadici e spietati, fanno intuire altro. Noi, nel dubbio, continuiamo a impastare, a goderci una festa che non ha mai fatto per noi.
Cover: Tom Wesselmann, Still Life #30, 1963, Moma New York.